Quali sono i limiti dell'utilizzo del BMI come unico indicatore di salute in persone con disturbi alimentari?

Il BMI è un semplice rapporto fra il peso in Kg e l’altezza in metri al quadrato. La sua utilità è stata verificata negli studi su popolazioni volti a comprendere quali fattori incidevano sullo stato di salute; l’uso di questo indice nell’ individuo è già una forzatura, tant’è vero che, per la diagnosi di obesità attualmente viene considerato insufficiente e si associano altri indici, primo fra tutti la circonferenza addominale.
A maggior ragione questo vale per i disturbi alimentari che sono condizioni multifattoriali. Bisogna considerare che, per costituzione, il peso di una persona, in assenza di restrizione e comportamenti di compenso, può essere superiore a quello considerato normale dal BMI e possiamo quindi trovare un BMI normale quando il disturbo è ancora presente e pericoloso. inoltre, anche soltanto rimanendo nell’ambito del peso, utilizzando il solo BMI non si hanno informazioni sulla velocità di perdita di peso, parametro più significativo.
inoltre molti disturbi alimentari non comportano necessariamente un basso peso, ad esempio la bulimia nervosa, il binge eating disorder, l’anoressia nervosa atipica che rispetta tutti i criteri dell’anoressia tranne il basso peso.
Concentrarsi sul peso e sul BMI può rafforzare l'idea che la salute sia unicamente legata alla taglia corporea, alimentando la preoccupazione eccessiva per il numero sulla bilancia, elemento centrale nei disturbi alimentari. Questo può ostacolare il percorso di guarigione, che dovrebbe concentrarsi su un rapporto sano con il cibo e il proprio corpo, al di là del peso.